Raffaello Sanzio
Urbino 1483 – Roma 1520
San Sebastiano
1501 – 1502 circa
Tempera e olio su tavola 45,5 × 36 cm
Collezione Guglielmo Lochis, 1866
Accademia Carrara
Sala 4
Humanitas Pronto Soccorso
Il San Sebastiano, eseguito dal giovane Raffaello Sanzio verso la fine del 1502, è una delle opere più celebri dell’Accademia Carrara. L’artista non aveva ancora vent’anni quando la dipinge e già dà prova di un talento unico nella scelta accurata dei modelli, nel captare le novità e farle proprie.
Leggere l'opera
Il dipinto, di piccole dimensioni, rappresenta un giovane a mezzo busto nelle fattezze di San Sebastiano, immerso in un paesaggio luminoso. Il protagonista ha un volto tanto delicato da risultare femminile; lo sguardo è sognante, come se fosse intento a inseguire un pensiero. Gli sfarzosi abiti cinquecenteschi riportano il personaggio a una dimensione terrena e catturano l’attenzione per la ricchezza dei tessuti e dei dettagli: ricami d’oro e d’argento brillano sul rosso e impreziosiscono la veste damascata.
È una rappresentazione molto lontana da quella più diffusa, che mostra il corpo di Sebastiano legato e trafitto dalle frecce.
Un dardo d'amore
Nel dipinto della Carrara, la freccia, tradizionale attributo di San Sebastiano, tenuta con grazia come fosse una penna, e l’aureola sono gli unici elementi a indicarci che il personaggio ritratto è il Santo condannato a morte da Diocleziano.
La freccia potrebbe rappresentare una metafora del dardo d’amore che ferisce attraverso lo sguardo. Il significato dell’opera oscilla pertanto fra tema sacro e profano. Proprio per questo motivo il dipinto della Carrara si ricollega a un piccolo gruppo di ritratti che raffigurano giovani con una freccia, realizzati negli stessi anni: immagini difficili da decifrare, nate in ambienti di raffinata cultura letteraria e piene di significati nascosti.
Da Urbino a Bergamo
Realizzata per la devozione personale, nulla sappiamo sull’origine dell’opera.
Il dipinto riappare misteriosamente a Crema all’inizio dell’Ottocento, nella collezione dei marchesi Zurla, che lo cedono nel 1819 all’incisore milanese Giuseppe Longhi, finché nel 1836 è acquistato da Guglielmo Lochis, uno dei principali donatori della Carrara. Dalla raccolta del collezionista bergamasco il dipinto passa nel 1866 all’Accademia Carrara, insieme a una parte della quadreria di villa Lochis alla Crocetta di Mozzo.
Biografia
Dir Raffaello in pittura è dir tutto… Fu Raffaello bellissimo della persona, di carattere dolcissimo, di maniere le più amabili, di animo benefico, in tutta l’estension del termine uomo onoratissimo, e perciò caro agli scolari, di cui nessun pittore giammai ne ebbe egual numero, caro a’ pontefici, a’ sovrani, a’ letterati ed a tutti insomma gli uomini più distinti del suo tempo.
Descritto con queste parole dal conte Guglielmo Lochis, Raffaello a vent’anni è già un maestro. Era nato a Urbino, dove il padre Giovanni Santi era artista presso la corte di Federico da Montefeltro. Rimasto orfano Raffaello lavora a Perugia, Siena e Firenze, con Perugino e Pinturicchio, assorbendo e reinterpretando con grande intelligenza le esperienze maturate, fino all’arrivo a Roma che lo consacrerà artista-mito.
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