Marco Gozzi

San Giovanni Bianco, Bergamo, 1759 – Bergamo 1839

Paesaggio con il tempio di Paestum

1812

Olio su tela 63 × 93 cm

Deposito Congregazione di Carità, 1879

Originale

Accademia Carrara
Sala 28

Riproduzione

Humanitas Castelli A3

La pittura di paesaggio e di vedute è molto diffusa nell’Ottocento, quando trova posto nelle case di collezionisti nobili e borghesi e quindi anche a Bergamo. Marco Gozzi fa parte, insieme a Luigi Deleidi e a Pietro Ronzoni, degli esponenti legati alla tradizione neoclassica per la quale il paesaggio è una realtà immobile e sospesa dove gruppi di piccoli personaggi vivono in un’atmosfera rarefatta. È il caso anche della veduta con il tempio di Paestum autografata dall’artista di San Giovanni Bianco.

IL POSTO FISSO

Marco Gozzi è un artista bergamasco, nato da una famiglia di umili origini, vissuto e attivo tra Settecento e Ottocento. All’inizio della sua attività si dedica a soggetti tipici delle commissioni dell’epoca: ritratti, episodi sacri, decorazioni ad affresco per dimore nobiliari o scene di genere ispirate alle commedie teatrali di Goldoni sull’esempio veneziano di Giandomenico Tiepolo; infatti, è ancora dominante a Bergamo il gusto lagunare derivante dai costanti rapporti di dialogo culturale con la Serenissima. Per delineare la sua formazione e la sua evoluzione stilistica, sono importanti alcuni episodi accaduti all’inizio degli anni Dieci: l’incontro a Milano con l’artista romano Francesco Fidanza, che lo indirizza verso il “paesaggismo” come produzione dominante e lo influenza nella scelta di evidenziarne i molteplici e coinvolgenti effetti climatici; il viaggio di studio che compie a Roma, a Napoli e nelle Marche conservando di questa esperienza una raccolta di schizzi e appunti. La svolta nella sua carriera arriva con il redditizio contratto ministeriale che stipula a Milano nel 1807 – rinnovandolo dal 1812 – per realizzare ogni anno tre opere di vedute lombarde; è un incarico governativo continuativo che gli garantisce a vita una cospicua pensione di 1.500 lire. È in questi anni che decide di dedicarsi totalmente a dipinti di paesaggio, e dal 1813 al 1820 espone anche regolarmente le sue opere alle mostre annuali organizzate dall’Accademia di Belle Arti di Brera, mostrando la trasformazione stilistica da una prima fase neoclassica e accademica a una fase di gusto romantico e poi verista. Gozzi avrebbe desiderato anche l’assegnazione della cattedra di paesaggio dell’Accademia, ma ottiene solo nel 1832 il grado di socio onorario, ricevendo inoltre il riconoscimento ufficiale di pittore paesista. La sua attività dunque, fino alla morte nel 1839, si suddivide tra committenti nobili che gli affidano la realizzazione di paesaggi d’invenzione a finalità decorativa per le loro residenze e il governo austriaco che desidera la documentazione realistica delle opere pubbliche compiute nel territorio lombardo: infrastrutture, strade e attività edilizia.

LA MODA DEL GRAND TOUR E DEL PAESAGGISMO

Marco Gozzi è uno dei numerosi artisti che si specializzano nel soggetto paesaggistico, proponendo due categorie di interpretazione del luogo raffigurato: il vedutismo che documenta storicamente e topograficamente una località o le libere invenzioni di inclinazione romantica e arcadica. Il suo stile si ispira a importanti artisti, come il francese Lorrain, i vedutisti veneziani Canaletto, Guardi e Bellotto, e gli inglesi Constable e Turner. Nella storia dell’arte italiana ed europea, il paesaggio non è un tema originariamente autonomo, in quanto per molti secoli è solo lo sfondo di scene storiche, religiose o mitologiche. Già da fine Cinquecento tra Roma e Venezia, ma soprattutto dal Seicento e Settecento esso si trasforma in protagonista, diventando gradualmente più preponderante sull’episodio narrato fino a sostituirlo. Alla diffusione capillare di questo genere pittorico concorrono due condizioni: esso è un souvenir ideale del “Grand Tour” – viaggio di studio e formazione culturale che giovani benestanti svolgono in Europa e in Italia, visitando le più belle città d’arte di cui desiderano conservare memoria dell’esperienza vissuta – oppure è richiesto da committenze nobiliari o borghesi, che lo considerano un bell’ornamento per le loro dimore. Nel caso dell’opera scelta, il soggetto è di tipo romantico e arcadico; è evidente l’intento di offrire un’ambientazione bucolica, con pastori e animali immersi in una cornice idilliaca, rarefatta e sospesa. Tipica, in questo tipo di scenografia, anche la citazione colta ed elegante di un’architettura antica: si riconosce il tempio di Nettuno o di Paestum nel Salento, in Campania seppure non sia nel suo reale contesto geografico. Tutto è avvolto in una calda luce dorata che armonizza l’arioso panorama, sfumando ogni dettaglio in una morbida e sognante atmosfera.