Nel dipinto si riconosce la lunga formazione vissuta dal pittore a Roma, capitale del gusto neoclassico, dove Ronzoni studia con il celebre pittore di paesaggi mantovano Giovanni Campovecchio lasciandosi affascinare dalle soluzioni di Lorrain e Poussin. La scena di Ronzoni è un’invenzione misurata in grado di mettere insieme panorami e piccole figure, paesaggio ideale e il naturalismo scientifico ottocentesco. Gli effetti di luce che accarezzano alberi, costruzioni e persone appacificano la convivenza natura-uomo e fanno di Pietro Ronzoni il maggiore specialista lombardo del paesaggismo di gusto classico.
LA PITTURA DI PAESAGGIO
“Chi non può essere pittore sia paesista, fruttista, fiorista: è meglio far qualche cosa che niente”, così scrive con una certa convinta presunzione Francesco Milizia, teorico del Neoclassicismo, nel Dizionario delle Belle Arti del disegno datato 1797. Nell’arte occidentale la pittura di paesaggio, declinata in vedute di città, marine, architetture, inizia ad esistere come genere autonomo soltanto nel Seicento. Il giudizio accademico la considera un genere minore, i committenti iniziano però ad apprezzarla e gli artisti sviluppano il tema con interpretazioni varie, contribuendo a farne un genere con una propria sfaccettata identità.
PIETRO RONZONI: UN BERGAMASCO TRA ROMA E VERONA
Pietro Ronzoni, originario di Sedrina, in Valle Brembana, studia all’ Accademia Carrara di Bergamo per poi trasferirsi a Roma per un tirocinio con il paesaggista Giovanni Campovecchio. L’esperienza romana lo mette in contatto con Angelica Kauffmann e Antonio Canova e più in generale con un ambiente artistico internazionale ed effervescente.
Conclusa l’esperienza romana e dopo una parentesi a Bergamo, trova a Verona la sua “seconda patria”, come egli stesso la definisce, e una calda accoglienza da parte della committenza borghese, tanto da rimanere in Città dal 1815 al 1824.
La corrispondenza con il suo maestro e amico Giuseppe Diotti documenta i rapporti con i committenti locali e la fortuna veronese, trovata nell’equilibrio tra Arcadia e sublime: l’universo pacifico e idealizzato animato da poche e docili tracce umane convive con una natura che afferma la sua inarrestabile potenza. Una scelta di successo, ma decisamente poco originale se si pensa agli approdi più moderni, romantici o realistici, dei colleghi Canella e Piccio.
Nel 1819 l’artista è nominato socio d’onore dell’Accademia di Pittura di Verona e qualche anno dopo torna a Bergamo, attratto da chi, come Luigi Lupi, lo voleva in Accademia Carrara.
ALTRI PAESAGGI IN CARRARA
L’opera Paesaggio con figure è firmata e datata: sul cippo in basso al centro, accanto al ponte si legge: «P. Ronzoni / F. 1814». Insieme a questo dipinto, entrato in Carrara con il Legato Pietro Benaglio, nelle sale dell’Ottocento possiamo osservare paesaggi di altri artisti che si sono misurati con il genere; un approdo per gli occhi e per la mente, condotti su dolci colline, piazze animate o in riva al mare, là dove anche i paesaggisti dell’Ottocento si sono fermati.
Si sono ispirati a quest'opera...