Andrea Marenzi
Telgate, Bergamo 1838 – Bergamo 1891
Le cascate del Serio
1886
Olio su tela 131 × 107 cm
Dono Camilla Maffeis Marenzi, 1946
Accademia Carrara
Humanitas Castelli A3
Humanitas Gavazzeni D2
Nel quadro esposto in Accademia Carrara, Andrea Marenzi immortala lo spettacolo naturale delle cascate del Serio – tra le più alte d’Italia e in Europa con i loro 315 metri – inserendole nella cornice paesaggistica del suo tempo. Quest’opera, la più nota all’interno della sua produzione, rimane espressione della maturità di un artista che, per tradizione, si dice aver abbandonato l’attività pittorica negli ultimi vent’anni della sua vita: altissima è la cura nella composizione, nelle figure dei valligiani e negli effetti chiaroscurali creati con una stesura più materica del colore.
NATURALMENTE ROMANTICA
Nel magnifico dipinto emerge il pensiero romantico secondo cui la maestosità della natura, ritratta in maniera esemplare, sovrasta l’uomo. In quest’istantanea pittorica della Val Seriana restiamo impressionati dall’imponenza della montagna, dalle cui pendici il fiume Serio si getta con un salto spettacolare. Il primo piano è dominato dal biancore dell’acqua che spumeggia tra i massi, mentre il verde delle sponde risulta piuttosto cupo. Spingendosi verso l’orizzonte, l’atmosfera diviene sempre più bianca e vaporosa. Le figurine di pastori e bestiame al pascolo, che compaiono in primo piano e a destra ai margini del dipinto, risultano quasi invisibili nell’insieme ipnotizzante della composizione. La grandezza incommensurabile del luogo non intimorisce i minuscoli pastori che, rispettando la natura, sanno di non correre alcun rischio; anzi, entrano in sintonia con essa e ne diventano parte integrante. Lo spettatore è avvolto dalla morbidezza di forme e colori e, per quanto l’indiscusso protagonista dell’opera sia il fiume che dalla rupe si getta impetuosamente in un vortice sublime di vapore ed energia, la sensazione che se ne ricava è principalmente di pace e tranquillità.
LA LEGGENDA
Una leggenda narra la formazione delle cascate del Serio. Si racconta che in un castello nei dintorni del Pian del Barbellino vivesse una dama innamorata di un pastore che portava al pascolo il suo gregge per questi monti. Il giovane pastore tuttavia era fidanzato con una bellissima fanciulla del borgo e non intendeva abbandonarla. Un giorno la dama fece rapire la povera ragazza e la imprigionò nelle segrete del castello sulle alture del Barbellino. Si dice che il pianto della fanciulla fu così forte e colmo di disperazione da trasformarsi in ruscelli e torrenti che travolsero ogni cosa, compresi il castello e la dama, formando il salto da cui si tuffa il Serio.
LA FORMAZIONE DELLE CASCATE
Più credibilmente, le cascate nacquero centinaia di migliaia di anni fa: sul Piano del Barbellino esisteva un lago contenuto tra le rocce vulcaniche delle montagne circostanti. Col tempo, l’azione erosiva dell’acqua aprì un passaggio tra le rocce, dando vita alla cascata. Nel Quaternario l’azione dei ghiacciai ha ulteriormente plasmato il salto, causando l’erosione della roccia più friabile. Oggi le acque sono “imprigionate” dalla diga del Barbellino e lo spettacolo del salto, controllato e deciso dall’uomo, è visibile alcune volte l’anno. Davvero imperdibile!
BIOGRAFIA
Nel 1847 il pittore bergamasco Andrea Marenzi espone come “dilettante” all’Accademia Carrara due dipinti di paesaggio. La produzione dell’artista inizia con gli stessi soggetti che caratterizzano larga parte della sua attività artistica. Pare infatti che Marenzi abbia esercitato l’arte pittorica per “puro diletto”, in quanto non risulta aver frequentato lezioni all’Accademia di Belle Arti. Si avvia allo studio di paesaggio presso la scuola di Ronzoni, il quale giudica positivamente l’allievo dilettante. Dopo il 1860 inizia per il pittore un periodo di grande produzione e cambiamenti stilistici. L’artista incomincia a dipingere dal vero, così come spesso tiene a precisare sul retro dei suoi dipinti, e i toni della sua tavolozza si rinnovano acquisendo brillantezza. Nel 1866 Marenzi viene anche eletto commissario dell’Accademia Carrara, facendosi promotore di una serie di innovazioni nella Scuola di Pittura.
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