Pitocchetto (Giacomo Ceruti)

Milano 1698 – 1767

Ritratto di fanciulla con ventaglio

1740 circa

Olio su tela 60,5 × 55 cm

Collezione Giovanni Morelli, 1891

Originale

Accademia Carrara
Sala 21

Riproduzione

Humanitas Gavazzeni
Accettazione privati

Il Ritratto di giovinetta col ventaglio apparteneva a Giovanni Morelli, celebre storico dell’arte e collezionista appassionato, che lo teneva in anticamera, di fronte alla porta d’ingresso; pertanto era solito riferirsi alla fanciulla dipinta come “la sua portinaia”. L’attribuzione al Ceruti, nonché la prima ricostruzione del corpus dell’artista (fino a quel momento pressoché sconosciuto alla critica) spetta a Roberto Longhi, nel 1927.

Una ventata di modernità

L’opera è estremamente moderna, soprattutto nell’essenzialità con cui è rappresentato il ventaglio e nella gamma cromatica ridotta: un blu pallido per il vestito, bianco per la camicia, tinta lilla per il ventaglio; l’unico tocco vivace è dato dal rosso dei capelli. A fronte di questa sua modernità, si è voluto vedere in Ceruti un possibile anticipo sulla pittura di Manet: in realtà è più probabile pensare che l’artista conoscesse qualche esemplare di Velasquez, artista fondamentale del Seicento spagnolo e importante riferimento per il pittore francese.

Nei suoi panni

Guardando il giovane volto della ragazza dai grandi occhi spalancati verso noi, si avverte una situazione anomala, in qualche modo di disagio, come se la ragazza stesse indossando gioielli e abiti non suoi, suggestione che trova conferma nello spoglio ventaglio di una misura troppo sproporzionata per la composizione.  D’altronde il gioco di vestirsi con abiti altrui è da sempre uno degli intrattenimenti preferiti dagli adolescenti.

Biografia

Giacomo Antonio Ceruti, detto Pitocchetto, nasce a Milano nel 1698. Degli anni della sua formazione si conosce poco: tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta si suppone abitasse a Brescia, mentre nel 1734 è attestato a Gandino, nell’omonima valle bergamasca. Nel corso degli anni Trenta l’artista soggiorna perlopiù in Veneto, dove ha l’occasione di conoscere l’opera di artisti veneziani dal Cinquecento al suo tempo: è evidente l’influsso di Giovan Battista Tiepolo, suo contemporaneo. Ceruti si cimenta in una grande varietà di generi: pittura sacra, nature morte e moltissimi quadri di genere.

Pittore di pitocchi

La sua fortuna critica è decretata dalla vastissima produzione di ritratti: l’appellativo, Pitocchetto, con cui Ceruti è ricordato deriva dalla sua predilezione nel rappresentare, in chiave realistica e con grande forza pittorica, i “pitocchi”, cioè i personaggi umili, illustrandone la vita quotidiana in tutti i suoi aspetti. Sebbene non motivati da consapevolezza sociale e politica, questi dipinti descrivono in modo vero e obiettivo molte delle piaghe sociali dell’epoca. In questo Ceruti si fa testimone e interprete umano del proprio tempo.