La scena delle Nozze mistiche di Santa Caterina è reinterpretata da Lotto stravolgendo lo schema tradizionale. L’artista sposta il punto di osservazione verso destra, raffigurando Maria quasi girata su un fianco mentre regge un libricino di preghiere e, con l’altra mano, porge il palmo verso il Figlio in segno di protezione. Giuseppe, solitamente relegato a un ruolo marginale, si ritaglia qui una posizione da protagonista: è lui a occupare il centro della narrazione e a presentare la giovanissima Santa Caterina, inginocchiata di profilo, al Bambino dormiente.
Allusioni
Gesù Bambino dorme nudo al centro della composizione, in un sonno tormentato, ma è anche rappresentato in una prefigurazione simbolica della Passione: il velo bianco sollevato da San Giuseppe allude a un sudario e la fredda pietra su cui il Bambino giace è simile al coperchio di un sarcofago.
Fonti e simboli
Il fico ombroso dalle foglie larghe può essere, secondo la parabola del fico sterile (Luca, XIII, 6-8), ricondotto all’albero della conoscenza del bene e del male presente nel Giardino dell’Eden. Secondo la fonte evangelica la pianta, priva di frutti dopo tre anni, sarebbe da identificare come il Popolo di Israele indifferente alle predicazioni di Gesù. Tuttavia qui l’albero appare rigoglioso, con un significato legato forse alla rinascita del mondo attraverso la redenzione.
Luoghi familiari
Il dolce paesaggio collinare con il mare sul fondo che si scorge tra l’intreccio di fico e gelsomino alle spalle della Sacra Famiglia sembra evocare il panorama degli Appennini marchigiani, particolarmente caro a Lotto.
Lo stile
I colori di Lotto, squillanti e contraddistinti da una gamma accentuata da forti contrasti luminosi, permeano di vitalità l’intera composizione. Carico di emozioni, il colore illumina gli abiti svolazzanti e pervade il paesaggio retrostante. L’eccezionale dipinto è perfetto nella compiutezza e nella scansione ritmica degli spazi.
Biografia
Nato a Venezia nel 1480, Lorenzo Lotto soggiorna a Bergamo per circa un decennio, dal 1513 al 1525 circa. Durante la sua permanenza nella città Lombarda, Lotto perfeziona il suo stile: sintetizzando e personalizzando le esperienze maturate a Treviso, Recanati e Roma. Nel 1527 Lotto torna nella natale Venezia, dove Tiziano ha già fatto terra bruciata. Tra il 1534 e il 1539 l’artista girovaga nelle Marche, sostenuto da importanti committenze dell’ordine domenicano. Sono anni in cui Lotto affronta le scene con una vitalità rinnovata, anche trasgressiva, forzando le torsioni dei personaggi in pose ardite.
La sua vicenda si conclude nella Santa Casa di Loreto, dove si era trasferito nel 1554 facendosi “oblato” e donando sé stesso e i suoi beni all’Istituzione. Le ultime tele, dipinte durante la malattia, presentano tonalità cupe e terrose, in forte antitesi rispetto alle opere giovanili e mature del maestro.