Il dipinto, rimasto invenduto nello studio del pittore fino alla sua morte, è stato donato all’Accademia Carrara nel 1877 dalla nipote Maria Teresa Milipi Poli, insieme a opere pittoriche, grafiche e libri d’arte raccolti dallo zio. Giuseppe Poli, artista attivo a Bergamo nella prima metà dell’Ottocento, interpreta l’attimo fuggevole di un bacio rubato.
FONTE «la bocca mi baciò tutto tremante»
Il bacio tra Paolo e Francesca è il più celebre della letteratura italiana. L’episodio è narrato da Dante nel V canto dell’Inferno, in uno dei versi più noti della Divina Commedia: «la bocca mi baciò tutto tremante».
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. 105
[…]
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”. 138
Lo scrittore Antonio Baldini crede che «in tutte le letterature non ci sia bacio di più grande effetto. Oggi si direbbe bacissimo». Il bacio carico di passione torna anche nella Francesca di Rimini di Gabriele d’Annunzio (1901), con una moltiplicazione del gesto, con i baci che si rincorrono alimentando una passione incontenibile.
Ma la tradizione vuole che il bacio tra Paolo e Francesca, carico di conseguenze drammatiche, fu uno solo: simbolo di un amore negato, promessa di due amanti sfortunati.
Leggere l'opera
Mentre Francesca, sognante, tiene aperto sulle ginocchia il libro «galeotto» di Lancillotto e Ginevra, Paolo la sorprende scoccando sulla guancia di lei un bacio casto, ma sufficientemente ardito da destare la gelosia del promesso sposo, fratello di Paolo. Gianciotto, accecato dalla gelosia, estrae la spada, Francesca gli si para dinnanzi per difendere Paolo e così il colpo di spada trafigge i due amanti, uccidendoli.
Fortuna dantesca
Dante incontra gli sventurati amanti all’inferno perché macchiati di un peccato grave, ma i due vagano abbracciati, così come morirono.
Ai due amanti celebrati da Dante, l’artista dedica un dipinto teatrale, immortalando il momento in cui Paolo e Francesca sono sorpresi da Gianciotto. La tela segna un aggiornamento di Poli al nuovo repertorio romantico, sulla scorta di un rinnovato interesse per la traduzione visiva della Divina Commedia, già forte negli ultimi anni del secolo precedente.
Pittura di letteratura
La scelta dell’ambiente e dei costumi, in bilico tra Medioevo e Rinascimento, riprende un’opera non rintracciata (ma nota attraverso una serie di riproduzioni calcografiche) del fiorentino Giuseppe Bezzuoli, esposta a Brera nel 1817. Il disegno e la precisione della stesura omogenea del colore quasi anticipano le superfici del purismo attraverso una maggiore stilizzazione grafica; ai valori chiaroscurali subentrano qui toni smaltati e squillanti.
Testimone di un gusto dominante, prima nell’insegnamento della Scuola e in seguito nel collezionismo sorto intorno ad essa, il genere pittorico dedicato ai temi storico-mitologico-letterari è ben documentato nella raccolta ottocentesca dell’Accademia Carrara.
Biografia
Figlio di un medico di Alzano Maggiore, a 19 anni Giuseppe Luigi Poli si reca a Roma per perfezionare la sua educazione artistica. Sono gli anni del neoclassicismo e poi della prima invasione francese (1798), che provoca un vero e proprio esodo di artisti e il ritorno dello stesso Poli a Bergamo.