Fra’ Galgario (Giuseppe Ghislandi)

Bergamo 1655 – 1743

Ritratto di giovane pittore

1732 circa

Olio su tela 78 × 66 cm

Collezione Giacomo Carrara, 1796

Originale

Accademia Carrara
Sala 21

Riproduzione

Humanitas Gavazzeni
Ingresso D

La tela ritrae un adolescente vestito secondo la moda del Settecento: indossa una giacca marroncina, una camicia bianca e alla vita una fusciacca verde in contrasto con il blusotto rosso. Il ragazzo è immortalato a mezza figura, di tre quarti, mentre impugna nella mano destra una cannuccia con gessetto e si appoggia mollemente a un piano sul quale sono disposti un disegno (che sembra rappresentare un angioletto in volo), due mele e una pagnotta. Questi oggetti ci permettono di identificare il ragazzo come un giovane artista o almeno come uno dei garzoni ai quali fra’ Galgario insegnava il mestiere di pittore.

«RITRATTO DI UNO SCOLARO»

Il conte Giacomo Carrara, fondatore dell’Accademia e della Pinacoteca omonime, compra diverse sue opere riconoscendone la qualità.

Nell’inventario del 1796, con cui il conte Giacomo Carrara dona la sua collezione al museo, si legge: «Ritratto di pittore: opera di frate Vittore ove è espresso il ritratto di un suo scolaro, che poi morì di età di 22 anni religioso nello istesso Convento de’ Pavolotti di questa nostra città».

Indovina chi

Il ritratto ha stimolato le ricerche di molti studiosi; alcuni hanno pensato di riconoscervi l’allievo prediletto dall’anziano artista, legato a Fra’ Galgario dalla professione ma anche dalla condizione religiosa. A sostegno di quest’ipotesi si pone l’Autoritratto del 1732, sempre esposto in Carrara, dove compare lo stesso ragazzo del nostro ritratto.

Diversi studiosi hanno insistito sul fatto che il giovane sia un “modello” impiegato con relativa frequenza dall’artista, anche in età diverse, riconoscendone la stessa fisionomia anche in dipinti più tardi come il cosiddetto Ritratto del Cerighetto dell’Accademia Carrara. L’appellativo «Cerighetto» potrebbe celare il nome di Pietro Serighelli, un modesto pittore locale, ma è possibile che si tratti semplicemente della traduzione dialettale del termine “chierichetto” e dunque risultare perfettamente compatibile con la personalità dell’ignoto allievo menzionato nell’inventario.

Aldilà delle ipotesi identificative, il dipinto della Carrara può essere considerato un’esemplare scena di genere, tra le più celebri dell’artista bergamasco per la grazia e il naturalismo del soggetto, culmine della ricerca pittorica di Fra’ Galgario.

Biografia

L’artista, il bergamasco Giuseppe Ghislandi, più noto come fra’ Galgario, è considerato uno dei più famosi ritrattisti italiani del Settecento. Dopo essere entrato a far parte dell’ordine dei frati paliotti a Venezia, all’inizio del Settecento rientra a Bergamo avviando una carriera di successo come ritrattista delle ricche famiglie bergamasche. A Bergamo l’artista risiede presso il convento del Galgario, da cui deriva l’appellativo con cui è noto.

Dipingere con le dita

A partire dagli anni Trenta del Settecento Fra’ Galgario comincia a semplificare la struttura dei suoi dipinti per far emergere la qualità materica dei colori e delle lacche e ravvivare la materia dei corpi raffigurati. Anziano e con problemi di tremolio alle mani, mette a punto una tecnica sintetica ma innovativa, ispirandosi al vecchio Tiziano, il quale stendeva il colore degli incarnati con le dita, in particolare con l’anulare. Nella sala 21 dell’Accademia Carrara si può osservare da vicino l’utilizzo di questa tecnica nel Ritratto di giovane pittore e nell’Autoritratto del 1732.