Nell’immaginario popolare Giovanni Bellini è considerato il più noto e amato pittore di Madonne.
Per tutta la vita l’artista indaga il tema dell’amore tra Madre e Figlio in modo fortemente spirituale.
La tavola della Carrara – che Berenson nel 1903 giudicava «uno dei più bei dipinti di Bellini» – ci presenta un meraviglioso esempio di iconografia tradizionale della Madonna con il Bambino.
In una scena limpida e serena, Maria rivolge uno sguardo intenso e meditativo verso il figlio. Sebbene in questo sguardo si celi un’allusione al futuro sacrificio cui il Redentore andrà incontro, il dipinto non presenta la dimensione tragica, tipica di altre Madonne con Bambino eseguite dal pittore soprattutto nella fase iniziale della carriera.
Dettagli che fanno la differenza
Le figure sono collocate in posizione angolare l’una rispetto all’altra, con le spalle direzionate verso la profondità prospettica. Bellini evoca la tridimensionalità e il volume delle forme, semplificate per somigliare a corpi geometrici regolari, con passaggi tonali sfumati da luci e ombre.
Alle spalle della coppia sacra discende un drappo di velluto che separa le due figure dal panorama animato da edifici e personaggi sullo sfondo. Su questo drappo l’artista, con intelligenza e gusto naturalistico, proietta l’ombra della Vergine dichiarandone la natura umana e terrena.
Lo sfondo si caratterizza per una forte attenzione al dettaglio microscopico e agli effetti luminosi, con rimandi a Van Eyck e alla pittura fiamminga.
La pera sul parapetto è un frutto che per la sua dolcezza può essere associato all’amore che unisce le figure della Madre e del Figlio, ma anche interpretato come un’allusione al ruolo della Vergine come nuova Eva e redentrice, insieme a Cristo, dell’umanità dal peccato commesso nel giardino dell’Eden.
Confronti
All’opera è assegnata una datazione verso la seconda metà degli anni Ottanta del Quattrocento, confermata dalla vicinanza con altri due dipinti conservati alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e datati 1485 e 1487: la Madonna dei cherubini rossi e la Madonna degli Alberetti.
Un dipinto, tanti nomi
Quest’opera è chiamata in diversi modi per via delle sue vicende collezionistiche: Madonna Agliardi, Madonna Morelli o Madonna di Alzano. Attestata in terra bergamasca fin dal 1648, l’opera – destinata alla devozione domestica – fu probabilmente commissionata al pittore dall’architetto e ingegnere idraulico Alessio Agliardi che la portò in seguito a Bergamo. Verso la fine del XVI secolo tuttavia il quadro doveva aver acquisito un certo valore iconico e un’aria di antichità poiché fu collocato sull’altare di Santa Maria della Pace ad Alzano. All’inizio dell’Ottocento, con le soppressioni napoleoniche, la tavola finì sul mercato antiquario. Nel 1872 arrivò nelle mani dello storico dell’arte e collezionista Giovanni Morelli che alla sua morte la donò con tutta la sua collezione all’Accademia Carrara.
Biografia
Giovanni Bellini segna larga parte della pittura italiana del Quattrocento ed è considerato uno degli artisti più influenti nel panorama veneto del Rinascimento.
È l’inventore della luce moderna, colui che ha saputo dar vita a uomo e natura, architettura e figure, vestendo il visibile di una nuova varietà di tinte, armonizzate grazie all’utilizzo sapiente della luce.
L’artista nasce intorno al 1430/1435 a Venezia e qui muore nel 1516, dopo aver trascorso una lunga vita. Si forma presso la bottega del padre Jacopo Bellini, celebre e affermato pittore della città lagunare. Negli anni Cinquanta conosce Andrea Mantegna, che diventerà presto suo cognato, sposando nel 1453 Nicolosia, sorellastra di Bellini. L’incontro tra gli artisti fu molto importante perché i due ebbero modo di apprendere nuovi stimoli l’uno dall’altro riguardo tecnica e linguaggi della pittura che si stava sviluppando in quegli anni. Dal cognato, Bellini impara in particolare a dare più risalto ai volumi e alle figure.
Prospettiva cromatica
Bellini adopera una tecnica chiamata “prospettiva cromatica”, che consiste nell’accostare diversi toni di colore per creare un’illusione visiva di profondità su una superficie dipinta bidimensionale: i toni più freddi sono assegnati agli elementi più lontani, mentre i toni più caldi fanno riferimento ai passaggi più vicini all’osservatore o in primo piano. Nel 1483 l’artista diviene pittore ufficiale della Repubblica di Venezia ed è a capo di una grande bottega che avrebbe avuto come allievi anche Giorgione e Tiziano.