Giovan Battista Moroni

Albino, Bergamo 1520/1524 circa – 1579

Ritratto di gentiluomo ventinovenne

1567

Olio su tela 57 × 44,5 cm

Collezione Guglielmo Lochis, 1866

Originale

Accademia Carrara
Sala 17

Riproduzione

Humanitas Castelli
Sala d'attesa Ambulatori corridoio

La tela giunge in Accademia nel 1866 insieme agli oltre duecento dipinti della raccolta di Guglielmo Lochis. Già al momento dell’ingresso nella collezione Lochis, nel 1835, il dipinto è giudicato come un «capo d’opera» emblema della «maniera grigia» dell’artista di Albino e si configura come uno dei vertici nella ritrattistica moroniana.

Su un fondo grigiastro si staglia il ritratto di un giovane aristocratico in abiti cinquecenteschi. La sua identità rimane un mistero. Conosciamo solo l’età, incisa in capitali su un parapetto marmoreo che divide il personaggio dall’osservatore. L’uomo ci osserva con uno sguardo magnetico e interrogativo. È rappresentato a mezzo busto, leggermente voltato di tre quarti: una scelta di taglio usuale per Moroni, il quale la utilizzava per immortalare quei rappresentanti del ceto borghese locale o del clero di provincia che costituirono larga parte della sua clientela.

Voci di corridoio

Secondo un aneddoto, Tiziano soleva dire ai dignitari bergamaschi che si presentavano alla sua bottega per chiedergli un proprio ritratto «che si dovessero far ritrarre dal Morone, che gli faceva naturali».

Moroni è riconosciuto come massimo specialista in questo genere di intenso naturalismo: l’artista dipinge i suoi personaggi senza alcun tipo di idealizzazione, con pose disinvolte e prive di artifici, riuscendo a catturarne lo stato d’animo, l’interiorità. Il risultato è estremamente spontaneo e il soggetto dipinto diviene vivo e coinvolgente.

Scoperte interessanti

Nel 1979, in occasione del restauro per la mostra monografica bergamasca dedicata all’artista, furono recuperate le dimensioni originali della tela: era stata infatti ripiegata lungo il margine inferiore, nascondendo l’iscrizione in lettere capitali con l’età del soggetto e l’anno di esecuzione del dipinto, il 1567.

Questo intervento fu probabilmente motivato da ragioni di tipo collezionistico ed è assai verosimile che fu il restauratore del conte Lochis, Alessandro Brisson, a eseguire l’operazione.

Biografia

La personalità di Giovan Battista Moroni nel panorama bergamasco del secondo Cinquecento. Allievo di Moretto a Brescia, lavorò tra Bergamo e il suo paese d’origine: Albino. Moroni fu un grande ritrattista ed ebbe la capacità di restituire con franchezza la realtà fisica e psicologica dei modelli, prediligendo sempre i volti della gente comune ai grandi protagonisti della storia. Da Bergamo a Venezia, la fama di Moroni rimase alta per tutto il Cinquecento e proprio da queste due città giunsero le committenze per molti dei suoi dipinti.

La data certa del nostro Ritratto permette di ricostruire la stagione matura del catalogo dell’artista. Dal 1564 Moroni lascia definitivamente Bergamo per ritirarsi ad Albino. Il cambiamento coincide con una svolta stilistica, con l’avvio di una fase della sua carriera definita “maniera grigia”. Questa fase, che si protrarrà fino alla morte dell’artista, è caratterizzata da soggetti molto realistici immersi in un fondo cenerino.