Francesco Hayez

Venezia 1791 – Milano 1882

Caterina Cornaro riceve l’annuncio della sua deposizione dal Regno di Cipro

1842

Olio su tela 121 × 151 cm

Donazione di Giulia Frizzoni, 1932

Originale

Accademia Carrara
Sala 27

Riproduzione

Humanitas Gavazzeni
Collegamento piastra 1,2 — secondo piano

La luce filtra dai vetri piombati e dalla finestra aperta invadendo la scena. Fuori si intravede l’isola di Cipro, il regno di Caterina Cornaro. La regina è nelle sue stanze, in compagnia delle ancelle, quando arriva il fratello Giorgio Cornaro. L’uomo, il volto impassibile, duro, apre la finestra invitando Caterina a guardare fuori.

Lo stendardo del leone sventola sulla fortezza dell'isola

Anche il nostro sguardo è indirizzato lì, esattamente al centro del dipinto dove sventola il vessillo di Venezia: è il 26 ottobre del 1489, quando Caterina è costretta ad abdicare in favore della Serenissima e tornare a Venezia.

Tra cronaca, letteratura e arti

Nel 1840 Giuseppe Mazzini descrive Hayez come “il capo della Scuola di Pittura Storica che il pensiero nazionale reclamava in Italia”. Abbandonati i soggetti tratti dal repertorio mitologico, cari all’estetica neoclassica e tipici della produzione fino agli anni venti dell’Ottocento, Hayez incomincia ad ambientare le proprie scene pittoriche nel passato, nel medioevo in particolare, ritenuto il periodo nel quale affondano le radici dei moderni fermenti nazionalistici e dei nascenti stati nazionali.

La storia di Caterina Cornaro, detronizzata ed esiliata al castello di Asolo alla fine del Quattrocento, era molto in voga nei teatri dell’Ottocento, espressione dell’idea di nazione alla cui creazione concorrevano i linguaggi dell’arte, della musica e della letteratura. Francesco Hayez in pittura rappresentò gli ideali del Risorgimento che Manzoni raccontava in letteratura e che Verdi rappresentava nella musica. L’opera di Hayez anticipa di due soli anni l’omonima del compositore Gaetano Donizetti (1844), che ci lavora proprio dal 1842 dopo il successo della Linda di Chamounix per il Teatro di Porta Carinzia a Vienna. L’opera verrà poi data a Napoli tra mille traversie perché “il titolo” era stato bruciato sulla piazza viennese da un concorrente.

“PIUTTOSTO IN UN TEATRO CHE SULLA GRANDE SCENA DEL MONDO”

Opprandino Arrivabene, critico del tempo, amico di Giuseppe Verdi, metteva in luce con queste parole la capacità di Hayez di costruire delle narrazioni pittoriche come vere e proprie “messe in scena”; dagli atteggiamenti dei personaggi alla distribuzione della luce, tutto concorre a sottolineare il legame tra la pittura di storia e il melodramma (il termine usato nel XXVIII e nel XIX secolo per indicare un dramma interamente cantato con accompagnamento strumentale), vera chiave di lettura delle sue opere.

Il dipinto, esposto per la prima volta alla mostra annuale di Brera del 1842, viene commissionato ad Hayez da Antonio Frizzoni, esponente dell’imprenditoria tessile bergamasca; circa un secolo dopo viene donata all’Accademia Carrara nel 1932 da Giulia Frizzoni.

Notizie su Francesco Hayez e sull'opera

La preziosità delle vesti, gli ornamenti, e i particolari esotici come la pelle di leopardo e la presenza della serva con turbante, fanno pensare a Le donne di Algeri di Delacroix (1834, Parigi, Museo del Louvre) o a La grande Odalisca di Ingres (1814, Parigi, Museo del Louvre) mentre Il colore, steso in velature sovrapposte, costruisce i volumi nello spazio prospettico. Nell’uso della luce e dei colori si legge la grande capacità di interpretare la tradizione coloristica veneziana, dalla quale il pittore proviene.

Francesco Hayez nasce a Venezia nel 1791, figlio di un pescatore e testimone della caduta della gloriosa Serenissima, ebbe una lunga carriera tra Roma e Milano costellata di successi. Nel 1850 è professore di pittura all’Accademia di Brera. Muore a Milano nel 1882, all’età di 91 anni.