Nella tavola dell’Accademia Carrara è dipinto un momento del viaggio intrapreso da Tobiolo, figlio di Tobia, verso la Media (regione che anticamente occupava l’odierno Iran centrale e occidentale, a sud del Mar Caspio) per riscuotere un credito da un parente in favore dell’anziano padre, ormai cieco e in gravi difficoltà economiche dopo essersi prodigato per alleviare le pene della sua tribù.
Il dipinto, già in collezione Costabili a Ferrara, entrò nelle raccolte dell’Accademia Carrara nel 1891, in seguito al lascito dello storico dell’arte e conoscitore bergamasco Giovanni Morelli che lo acquistò verosimilmente per la sua vicinanza stilistica a Botticelli, uno dei suoi artisti prediletti.
Fonte
La fonte dell’episodio illustrato si trova nel Libro di Tobia (6, 1-6), uno dei testi della Bibbia cristiana che narra le vicende dell’ebreo Tobia e della sua famiglia, deportati dagli Assiri a Ninive nel VII secolo a.C., come il resto del popolo di Israele.
Episodio biblico
In questo prodigioso viaggio il ragazzo è guidato dall’arcangelo Raffaele, inviato da Dio per proteggerlo, ed è scortato da un cagnolino bianco, simbolo di fedeltà e lealtà. Diversamente da quanto narrato nel testo biblico, l’arcangelo Raffaele rivela da subito la sua identità celeste: è infatti dipinto con le grandi ali spiegate e di dimensioni intenzionalmente più grandi rispetto a Tobiolo; quest’ultimo, che lo guarda con stupore e ammirazione, è invece raffigurato in modo fanciullesco, così da evidenziare agli occhi dello spettatore l’importanza del Santo quale protagonista del racconto.
L’arcangelo sfiora con le dita la mano destra di Tobiolo, il quale ricambia con uno sguardo docile e fiducioso, lasciandosi condurre verso il suo destino. Raffaele tiene in mano un prezioso recipiente dorato in cui sono raccolti il fiele, il fegato e il cuore del pesce mostruoso (rimpicciolito dall’artista) pescato da Tobiolo presso il fiume Tigri. Sarà grazie a queste interiora, sempre su prescrizione dell’arcangelo Raffaele, che il giovane riuscirà a scacciare i demoni che perseguitano la sua futura sposa, Sara, e a guarire il padre dalla cecità.
Il soggetto nella storia dell'arte
Quello di Tobiolo e l’arcangelo Raffaele è un soggetto frequente nella Firenze del Quattrocento, per la diffusione della devozione nei confronti di Raffaele, protettore dei viaggiatori e degli infermi.
Angeli custodi
Questo fenomeno promosse la dottrina degli angeli custodi e favorì la nascita di diverse confraternite dedicate all’arcangelo, tra cui la Compagnia dell’arcangelo Raffaele detta “del Raffa” di Firenze, alla quale nel 1471 si unì anche Francesco Botticini. Proprio dalla Compagnia fiorentina sembra provenire la commissione per il dipinto della Carrara, frutto della maturità artistica del pittore.
Biografia
Francesco Botticini apprese i primi insegnamenti del mestiere dal padre Giovanni di Domenico, un pittore di carte da gioco («naibi»), per entrare poi nella bottega del fiorentino Neri di Bicci.
Da subito il giovane artista si dimostrò un “eclettico”, vista la sua vicinanza stilistica a diversi modelli del panorama artistico fiorentino (tra i quali Domenico Veneziano, Andrea del Castagno, Andrea del Verrocchio), manifestando un’affinità elettiva con la pittura di Sandro Botticelli, suo coetaneo.