Canaletto (Antonio Canal)

Venezia 1697 – 1768

Il Canal Grande da Ca’ Foscari verso il ponte di Rialto

1728 circa

Olio su tela 61,5 × 99 cm

Collezione Guglielmo Lochis, 1866

Originale

Accademia Carrara
Sala 23

Riproduzione

Humanitas Gavazzeni
Mensa

In questa elegante tela Canaletto ci mostra la sua Venezia con una veduta di Canal Grande, ripresa probabilmente dalla Ca’ Foscari. Riusciamo a distinguere anche uno scorcio di Palazzo Balbi, nell’estrema sinistra dell’immagine, riconoscibile per la sua architettura palladiana, e sulla destra, tra gli altri, i palazzi Contarini e Mocenigo. Sullo sfondo si scorge una parte del Ponte di Rialto, minuscolo e distante per la profondissima prospettiva. È una delle invenzioni più originali di Canaletto: nell’arioso panorama lagunare, il grande specchio d’acqua in primo piano riflette l’ampio cielo azzurro, trasformando la scena in una quieta giornata veneziana.

Vedutismo

Nel Settecento nasce il genere del vedutismo, reso celebre a Venezia da Canaletto. Gli artisti che si cimentano in questa tipologia pittorica “fotografano” affascinanti scorci cittadini, scomparsi o sopravvissuti al trascorrere dei secoli. Le vedute si diffondono sul mercato dell’arte per via del desiderio dei giovani aristocratici in viaggio nel sud dell’Europa di completare la loro formazione accademica e portare con sé un ricordo, un souvenir delle città visitate. L’Italia era una delle mete obbligate del Grand Tour e la laguna veneziana una tappa imperdibile.

Reportage veneziano

Canaletto era solito girare per la città portando con sé un fascicoletto di fogli, fermandosi davanti alle calli e ai canali ritraendo chiese, palazzi, rive, realizzando schizzi presi dal vero dei vari luoghi della sua Venezia, con l’intenzione di metterli poi in pittura. Per questo si annotava anche i nomi dei palazzi o delle botteghe, la presenza di traghetti e gondole, precisava persino il numero delle finestre e dei pilastri delle facciate dei palazzi. Non mancava neppure di prendere nota dei colori, per non dimenticarli nel momento di stendere le immagini sulla tela. I suoi schizzi divengono il luogo della memoria, il ricordo di ciò che ha visto e disegnato, esaurendo il momento creativo vero e proprio nell’atto della stesura su carta. Tornato nel suo studio con il taccuino, per trasportare nella tela i dati otticamente esatti tracciati nel quaderno, Canaletto usa il compasso rapportatore con cui riporta i valori parziali e totali.

Camera ottica

Per realizzare le sue fedelissime vedute, Canaletto si serve di uno strumento chiamato camera ottica o camera oscura. Il suo uso è sostenuto già dalle fonti settecentesche: «servivasi il Canaletto per le sue prospettive della camera ottica quanto all’esattezza», sostiene l’abate Luigi Lanzi.

Se una parte della veduta non rientrava nelle misure del foglio e, quindi, nella base della camera ottica dove il foglio era appoggiato, Canaletto lo disegnava spezzato.

In occasione della mostra su Canaletto, svoltasi nel 2012 nella cornice di Palazzo Grimani a Venezia, è stato ricostruito l’esatto strumento utilizzato dall’artista, esposto e reso fruibile al visitatore. In quella circostanza era possibile introdursi sotto il panno nero e disegnare gli edifici proiettati dalla traccia luminosa sul piano della camera ottica, proprio come faceva Canaletto. Ruotando lo specchio mobile all’interno della camera oscura, gli edifici si vedono in contemporaneità corretta.

Inoltre è stato dimostrato che la strumentazione ottica era posizionata nella barca, almeno per tutte le vedute del Canal Grande. Il pittore in seguito si impegnava a rendere, nella rappresentazione sulla tela, la memoria dello spazio reale.

Nel museo Correr a Venezia è conservata una camera oscura che si dice essere appartenuta a Canaletto. Sul coperchio reca l’iscrizione: «A. Canal»

Biografia

Giovanni Antonio Canal, ai più noto come Canaletto, nasce a Venezia nel 1697 ed è avviato all’arte dal padre (pittore di scenografie teatrali). Tra il 1718-1720 si trasferisce a Roma, dove stringe i primi contatti con i pittori vedutisti da cui prende notevoli spunti per perfezionare la sua tecnica. Tornato nella città natale Canaletto inizia a frequentare i vedutisti veneziani e a dedicarsi a tempo pieno alla pittura di vedute, tipologia pittorica che determinerà la sua fortuna. Decisivo per la carriera dell’artista è l’incontro con Joseph Smith, ricchissimo collezionista d’arte e console britannico a Venezia tra il 1744 e il 1760: da cliente di Canaletto, diviene suo mecenate nonché principale intermediario per la clientela inglese.

Descritto dalle fonti come stravagante, avido, esoso, lunatico e intrattabile, l’artista non riesce a mettere da parte neppure uno zecchino fino all’età di 50 anni, quando è costretto a trasferirsi a Londra. Il console procurava dunque le commissioni a Canaletto, ma ne incassava anche i guadagni.

I trucchi del mestiere

L’uso sofisticato e intelligente della camera ottica e delle tecniche prospettiche permettono a Canaletto di rappresentare le vedute sfruttando le porzioni meno scorciate e più descrittive di due o più prospettive. Probabilmente l’artista apprese questi trucchi prospettici dalle sue prove giovanili come scenografo di rappresentazioni teatrali, al seguito del padre, prima a Venezia e poi a Roma. Grazie a questa tecnica compositiva l’osservatore non riesce a percepire il corretto punto di vista della veduta, venendo così parzialmente ingannato dalla rappresentazione prospettica dell’opera.